martedì 11 giugno 2013

IL SAPORE DEL CABARET.


Una serata di cabaret è una serata fuori dal tempo.
Solitamente in un bar, coi tavolini tondi e le sedie scomode, dove poter consumare un drink e qualche assaggio. Il palco - mediamente piccolo - è vicino e l’attore lo è altrettanto.
Pare di toccarlo se tendi il braccio. La prima fila è praticamente sotto il suo naso.
Ne senti il respiro mutato, quando la battuta è lunga e richiede fiato!
Puoi scoprirne i sorrisi compiaciuti, quando il pubblico scoppia in una sana risata.
Riconosci addirittura cenni di stanchezza, verso la fine dello spettacolo.
Barriere annullate. Tutto è palpabile. Un uomo vero, in carne ed ossa, che gioca con gesti e  parole. Non ci sono filtri invisibili e quello che ti arriva, arriva direttamente.
Il cabaret è veloce, indipendente e un poco maleducato. Non si formalizza. 
Gli sguardi si incrociano e ti senti chiamato a rispondere in prima persona, quando il comico sfida il pubblico.

Guarda me? Sta dicendo a me? Se gridi ti sentono tutti, se inizi ad applaudire, ti seguono (a volte tutti).

E allora l’atmosfera si colora di gente che ama quel momento, perchè si diverte e si sente bene. Più ti scomponi, più ti godi lo show.

All’uscita, quando hai ancora in mente le battute più divertenti, senti di aver vissuto qualcosa di bello, che ha arricchito la giornata.
La bravura di un comico, la spontaneità della situazione.

Il 24 maggio Sergio Sgrilli ha colorato lo Zelig di Viale Monza. Milano. 
Ottimo.


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